Libia 110 anni dopo. Appunti per ricordare (e non sbagliare)

di Andrea Camaiora, Mario Nanni
20,00

Un sintetico excursus su un percorso di 110 anni di storia della Libia, strappata dall’Italia alla Turchia con la guerra decisa nel 1911 dal governo di Giovanni Giolitti. “La grande proletaria si è mossa”, disse Giovanni Pascoli in un vibrante discorso.

Libia come “quarta sponda” nella definizione di Mussolini, e presto entrata nell’immaginario degli italiani, attraverso le vie della letteratura, del cinema, delle canzoni, di cui due in particolare sono rimaste nella memoria: “Tripoli bel suol d’amore” e “Giarabub”.

Un particolare rilievo è stato riservato a due fasi particolari della diplomazia italiana. Anzitutto la triangolazione Stati Uniti-Italia-Libia, condotta da un Andreotti grande ministro degli Esteri emulo di Talleyrand per l’abilità negoziale, e da Bettino Craxi presidente del Consiglio, sempre in rapporti “dialettici” con Reagan. Dai colloqui di Stato, di cui si danno ampi stralci testuali, emerge con chiarezza la diversità di scuola della diplomazia europea, che ha filtrato la lezione realista di Machiavelli (il nemico o lo abbatti o ci vieni a patti) e l’arte del dialogo di Moro, e del suo discorso di Helsinki del 1975. E poi l’altrettanto illustre “prequel”: il gioco diplomatico e la politica dei Trattati internazionali che hanno accompagnato la nostra conquista di Libia e Dodecaneso tra il 1911 e il 1912.

Non poteva mancare un sintetico racconto del destino politico e umano di Muammar Gheddafi, della sua ossessiva richiesta di risarcimenti all’Italia, del suo non rapporto con gli Stati Uniti fino alla caduta finale dai contorni tuttora opachi.

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